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Città del Sole, La.

Opera di Tommaso Campanella, pubblicata nella redazione originale latina nel 1623 e nella redazione italiana nel 1904. In questo dialogo il Campanella espone la sua fantastica concezione d'un governo perfetto. Degli ordinamenti che vigono nella favolosa Città del Sole (situata nell'isola Taprobana, l'odierna Sri Lanka) parla un ammiraglio genovese reduce dal giro della terra. Supremo reggitore della città, eretta su un alto colle e cinta da sette digradanti teorie di mura, è un sacerdote chiamato Hot, che in italiano equivale a Metafisico, assistito da tre alti capi: Pon, Sin, Mor, vale a dire Potenza, Sapienza, Amore. Gli abitanti solari praticano la filosofia, rispettando soltanto i dettami della ragione. Non esistono servi né padroni, ma tutti si adoperano per la comune prosperità. Grande importanza attribuisce il Campanella al ministero della generazione; la donna che risulta sterile viene considerata assolutamente comune e non gode degli onori riservati alle matrone. Grazie alla grande abilità strategica, gli abitanti solari vincono sempre le loro guerre che intraprendono per soccorrere popoli oppressi o per combattere tiranni aggressori. Insieme alla guerra sono tenute nella massima considerazione l'agricoltura e la pastorizia; trascurata è, invece, la mercatura ed è ammesso solo il baratto. In conseguenza dell'igienico tenore di vita, i cittadini di Taprobana sono per la massima parte longevi. Nel punire i delitti viene applicata la legge del taglione; è il popolo che fa giustizia dei condannati a morte. La religione è una specie di cristianesimo naturale: si onora l'universo, in quanto immagine vivente di Dio. Gli abitanti solari credono nell'immortalità dell'anima. Ammettono l'influenza degli astri come di forze malefiche che agiscono sui sensi turbando la ragione. Al dialogo fanno seguito le questioni sull'ottima repubblica, in cui sono riassunte e ribattute tutte le possibili obiezioni alla dottrina politica già esposta. L'opera fu scritta dal Campanella durante i lunghi anni di carcere (1559-1626) che il frate scontò quando venne scoperto il suo tentativo di organizzare in Calabria una congiura antispagnola.